Il futile non sempre è inutile: Tommy Adaptive.

Quante volte sfogliando una rivista o seguendo un servizio alla Tv abbiamo avuto l’impressione che la moda, quella della carta patinata e delle passerelle, fosse qualcosa di estremamente lontano dal mondo reale.

Eppure qualcosa è successo.

Lo stilista americano del lusso, amato dalle star e simbolo della gioventù americana, Tommy Hilfiger, annuncia il debutto di una capsule collection dedicata alle persone affette da disabilità fisiche: Tommy Adaptive.

Oltre 70 capi per uomo e donna caratterizzati da speciali adattamenti strutturali e di modellistica e da molto glamour. Denim, righe, colori grintosi che con cuciture strategiche, zip, velcro e chiusure magnetiche, azzerano le difficoltà di indossare un abito, per esempio, avendo a disposizione una sola mano.  Orli adattati per permettere l’utilizzo di protesi gambali e plantari ortopedici.

Hilfiger, che ha aperto le sue sfilate al pubblico, descrive questa sua iniziativa come passo necessario al processo di democratizzazione della moda.Una tendenza in crescita, che tocca moda e beauty, e che sta ormai dilagando toccando varie tematiche. Si va dall’inclusione nei confronti delle donne che portano il velo alle modelle curvy che infliggono un drastico alt alla taglia zero, fino al tema della disabilità che da un paio di stagioni sta diventando centrale.

Non è la prima volta che si parla di abiti disegnati appositamente per chi vive con difficoltà la mobilità (ad esempio Target ha appena lanciato una linea baby) ma è la prima volta che ad affrontare il tema è uno stilista abituato a disegnare collezioni di prêt-à-porter che sfilano in passerella.

Il settore del lusso finora non ha affrontato adeguatamente il tema anche se in passerella si sono già viste modelle diversamente abili, in particolare alla New York Fashion Week. Ora finalmente qualcosa sembra muoversi

Hilfiger non è nuovo al tema. Un anno fa aveva disegnato una linea per bambini con disabilità in collaborazione con Runway of Dreams, una associazione non profit focalizzata sul rendere la moda accessibile alle persone diversamente abili. Lo stilista è molto sensibile al tema dell’inclusività anche per esperienza personale: nel 2012 ha rivelato che sua figlia Kathleen e il figlio di sua moglie Dee sono entrambi affetti da autismo ed è sempre stato impegnato nelle associazioni che lavorano per raccogliere fondi per la ricerca e la cura.
Ora questo nuovo passo che secondo gli esperti ha il sapore di una rivoluzione, anche culturale.

 

Fonte: Vanityfair.it

Write a comment