celiachia

“No, grazie. Sono celiaco”.

Celiachia.

Pur avendo un derivazione linguistica greca e pur essendo una patologia dell’intestino tenue trattata scientificamente per le primissime volte tra il 1856 e il 1887, la celiachia è considerato un fenomeno socio-culturale dei tempi più recenti.

Un dato che sicuramente desta curiosità ma che è supportato da dati empirici e da date che attestano assieme come di questa malattia non se ne sia mai parlato così diffusamente come capita oggi. Ora  però non se ne può fare a meno di affrontarla dal momento che solo in Italia nel corso degli ultimi 24 mesi il numero totale delle nuove diagnosi è di 15.569, oltre 5 mila diagnosi in più rispetto all’anno precedente, e risultano diagnosticati 198.427 celiaci (di cui 2/3 appartenenti alla popolazione femminile e 1/3 a quella maschile).
In tal senso, tuttavia, sono ancora molte le persone che ignorano totalmente di essere malate: si stima che siano circa 408 mila i celiaci non ancora diagnosticati. È questo il quadro presentato nella Relazione annuale del ministero della Salute al Parlamento sulla celiachia, relativa al 2016. Le Regioni in cui si sono registrate maggiori nuove diagnosi sono la Lombardia con +5.499 diagnosi, seguita dal Lazio con +1.548 diagnosi e dall’Emilia Romagna con +1.217. La Regione più popolata da celiaci è la Lombardia con 37.907 celiaci residenti, a seguire si collocano il Lazio con 19.325 e la Campania con 18.720.
Di che cosa si tratta. La celiachia per la precisione è un’infiammazione cronica dell’intestino tenue, scatenata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti. Vicina ad essa è anche la “dermatite erpetiforme”, una patologia diagnosticata in soggetti geneticamente predisposti dall’assunzione dietetica di glutine e caratterizzata da lesioni cutanee specifiche e distintive, che regrediscono dopo l’eliminazione del glutine dalla dieta. E’ considerata una variante della malattia celiaca, anche se molto raramente la “dermatite erpetiforme” si presenta con le caratteristiche lesioni della mucosa duodenale della celiachia. Spesso si ignora di esserne affetti perché la celiachia a differenza di altre patologie presenta un quadro clinico variabilissimo, che presenta diversi sintomi: dalla diarrea profusa con marcato dimagrimento, a sintomi extra intestinali, alla associazione con altre malattie autoimmuni. A differenza delle allergie al grano, celiachia e dermatite erpetiforme non sono causate da un contatto epidermico con il glutine, ma solamente dalla sua ingestione. La celiachia non monitorata può portare a complicanze anche drammatiche, come il linfoma intestinale. Oggigiorno però può essere identificata con assoluta sicurezza attraverso la ricerca sierologica e la biopsia della mucosa duodenale in corso di duodenoscopia.
Sono celiaco oppure no? Sulla base dei sintomi e se il medico considera che potrebbe trattarsi di celiachia ci si deve sottoporre a test allergici sierologici, ossia alle analisi del sangue per la ricerca degli anticorpi che si attivano in caso di malattia celiaca. Gli anticorpi ricercati sono i tTg IgG e IgA (Anti Transglutaminasi) e talvolta si valutano anche gli AGA (anticorpi anti gliadina) e gli EMA (anticorpi anti-endomisio). A volte questi test possono risultare sufficienti per diagnosticare la celiachia. È questo, ad esempio, il caso che riguarda i più piccoli per i quali il Ministero della Salute con l’Associazione Italiana Celiachia, con il “Protocollo per la diagnosi e il follow-up della celiachia”, emanato nel 2015, ha introdotto la possibilità di diagnosticare la malattia senza biopsia duodenale, la quale invece resta ancora un esame fondamentale per gli adulti.

Inoltre, sempre considerando che si tratta di una malattia ereditaria, in caso di confermata diagnosi è probabile che il medico consigli un’investigazione genetica al primo grado familiare degli aplotipi HLA-DQ2 e DQ8.

Autore: Alessandro Notarnicola

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