Lo urlano le disparità di stipendi, le violenze perpetrate ai danni di tante, troppe, donne, i silenzi da parte di coloro che dovrebbero proteggerci, i ruoli nella vita quotidiana nonostante l’indipendenza economica, le battutine a sfondo sessuale che spesso ci vengono rivolte quando non rientriamo nei canoni del perbenismo. Un po’ più libere sì, ma di strada ce n’è ancora molta da fare.
Se oggi iniziamo ad averne consapevolezza è soprattutto merito di grandi donne che hanno avuto il coraggio di seguire la propria strada, a dispetto di tutto e di tutti, ma anche di piccoli e grandi contributi artistici che hanno sdoganato stereotipi. Ne è un esempio Thelma e Louise di Ridley Scott, la storia di due donne che riscoprono se stesse, trovando il coraggio di spingersi al di là delle misere esistenze cui sembravano destinate.
Le due amiche ribelli osano trasgredire le regole, e persino la legge, per riappropriarsi della libertà di cui, complici inconsapevoli, si erano lasciate privare.
Le hanno definite “cattive ragazze” ma la loro trasgressione non è fine a se stessa, e soprattutto non è distruttiva come quella di tanti “cattivi ragazzi” del cinema, talmente vittime del proprio narcisismo da scegliere la distruzione come scorciatoia.
La ribellione di Thelma e Louise è invece una scelta difficile cui le due protagoniste, a un certo punto, non possono più sottrarsi. Perché quando si respira la libertà, tornare in prigione, qualunque essa sia, fa molta più paura di correre rischi.
Ma veniamo alla trama: Thelma è una donna emotiva e fragile, incastrata in un matrimonio senza speranza, Louise è più matura ma insoddisfatta della propria esistenza. Insieme decidono di trascorrere alcuni giorni in montagna ma in un locale, lungo il tragitto, Thelma viene avvicinata da un uomo che tenta di abusare di lei e Louise, per difenderla, lo colpisce con una pistola.
Intimorite dall’idea di poter essere incastrate dalla legge nonostante la legittima difesa, decidono di fuggire, desiderose di non subire altre ingiustizie. E’ a questo punto che prendono in mano il proprio destino, pronte ad affrontare le inevitabili conseguenze della loro fuga verso la libertà, che è in primis interiore.
Thelma e Louise sono fuorilegge (anche) in senso metaforico perché decidono di ribellarsi allo status quo, e quindi al ruolo di donna sottomessa, perbene, pulita, discreta, sempre al suo posto. Con la loro scelta estrema dicono no agli stereotipi, divenendo protagoniste della storia, unite in nome della libertà.
I temi affrontati dal film sono quanto mai attuali e suscitano interrogativi: oggigiorno quali sono le effettive garanzie di una donna contro la violenza? Perché i centri anti-violenza pullullano di donne in difficoltà che spesso non denunciano i propri aguzzini per timore di ritorsioni? Le leggi ci tutelano davvero? La legge è giusta a prescindere?
Come mai i casi di violenza domestica, al di là degli abusi perpetrati da estranei, sono sempre più numerosi? E perché le donne che trovano il coraggio di denunciare sono comunque relativamente poche? E’ chiaro che se si sentissero realmente protette dalle istituzioni, le denunce aumenterebbero. Interrogativo che anche Thelma e Louise si pongono pensando a quanto sarebbe potuto accadere in un Tribunale dove la giustizia non è sempre tale.
Ulteriore interrogativo suscitato dal film riguarda il ruolo delle donne nella società e nell’immaginario. Fatta eccezione per la giovane età, a cui viene concessa qualche “trasgressione” alla regola, la donna è spesso relegata a ruoli prestabiliti, e in realtà anche l’uomo. Forse abbiamo almeno in parte superato le principali categorie, da un lato la femme fatale, dall’altro la donna di casa, ma siamo certe di essere davvero libere?
Le gabbie si trasformano continuamente per non farsi riconoscere e spesso sono le “piccole cose” che diamo per scontate ad essere più pericolose.
Se negli anni di Thelma e Louise una casalinga in jeans strappati sarebbe stata tacciata come donna sconsiderata e di gusti estetici molto discutibili, oggigiorno che i jeans sono stati sdoganati, abbiamo altri “paletti” duri a morire.
Per esempio i peli femminili, argomento di accesi dibattiti fra donne di buon costume. Perché depilarli non è una scelta per la donna del 21esimo secolo ma un obbligo, pena lo scandalo della maggioranza. La donna di oggi non è più costretta a nascondere il proprio corpo ma è subdolamente condizionata da modelli estetici all’insegna della (presunta) perfezione. E non solo estetici.
Magre, sode, atletiche, solari, iperattive, realizzate professionalmente, madri impeccabili, protettive ma non troppo, pulitissime fuori e dentro, glabre per non risultare sciatte e la lista continua. Non sono forse anche questi paletti, categorie, gabbie che ci imprigionano?
Ecco, se una cosa ce l’hanno insegnata Thelma e Louise, è ad avere il coraggio di riconoscere, e poi di ribellarci, a quello che non fa per noi. Se poi il pelo non vi piace, depilatevi pure, purché sia una vostra scelta!
Fonte: Eticamente